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Condanna di “Fiumi d’acqua viva” verso gli atti omofobi contro Chiese valdesi a Roma e Bergamo

La Segreteria Nazionale dell’Associazione cristiana “Fiumi d’acqua viva – Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” esprime il suo profondo sdegno, la propria ripulsa e la propria preoccupazione per gli episodi di intolleranza omofoba che sono accaduti nei giorni scorsi a Roma e Bergamo contro due chiese valdesi che stanno organizzando delle iniziative di preghiera pubblica proprio in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia del prossimo 17 maggio. A Roma svastiche, croci celtiche e scritte “No froci” oltre ad una estesa e spregevole imbrattatura sulla facciata della Chiesa e sulla bandiera arcobaleno lì esposta. A Bergamo scritte offensive e irripetibili sopra i manifesti che annunciavano la veglia contro l’omofobia che avrà luogo domani, 16 maggio, alle ore 20.45.
«Siamo indignati senza riserve e profondamente solidali con le due comunità valdesi coinvolte da queste barbarie, – afferma Marta Torcini, Presidente Nazionale dell’Associazione – questi segni sono l’indice che l’omofobia è lungi dall’essere “sconfitta” e “superata” nel nostro paese e che le iniziative di contrasto all’omofobia e di preghiera per le vittime di quest’odio sono ancora più necessarie anzi indispensabili. Noi pregheremo anche per le menti che hanno partorito simili enormità e questo odio, perché il Signore le perdoni e le illumini e non ci faremo intimidire, proclamando sempre e comunque l’Evangelo, che è Parola d’amore e di rispetto, e invitando tutti e tutte al culto per le vittime dell’omofobia che terreno il 18 maggio, domenica prossima, alle ore 10.30 a Firenze nella Chiesa valdese di Via Micheli o alle iniziative di Bergamo, Roma e del resto d’Italia per dire no a questa barbarie anticristiana».

Roma – ancora un attacco del terrorismo omofobico

Giampaolo Pancetti, Segretario di “Fiumi d’acqua viva”

<<Roma. Nuovo suicidio di un giovane omosessuale nella capitale. Un ragazzo di 21 anni si è tolto la vita lanciandosi nella notte tra sabato e domenica dall’undicesimo piano del comprensorio Pantanella, l’ex pastificio di via Casilina a Roma. “Sono gay – ha lasciato scritto il giovane in un biglietto – l’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”>>. (Fonte: http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/10/27/news/giovane_si_suicida_nella_lettera_sono_gay_e_si_lancia_dal_comprensorio_pantanella-69577428/ ultimo accesso: 28 Ottobre 2013, ore 23:00)

Così comincia l’articolo di Repubblica del 28 Ottobre 2013. A voler commentare questo tragico evento si rischierebbe di dire le solite banalità. Proverò allora a farmi qualche domanda, nella speranza di trovare con voi qualche risposta. E prima di tutto mi chiedo, a questo punto, quale consolazione per un padre e una madre che all’improvviso si vedono portare via la vita del proprio figlio? Dovrei forse colpevolizzare la loro disattenzione o forse di non aver colto i segnali di un figlio al quale avrebbero, volontariamente o involontariamente impedito di confidare loro la propria omosessualità e di chiedere aiuto, con il suo terrore di vedersi rifiutato proprio dalle sue amate radici?

Forse dovrei colpevolizzare i suoi amici, o i suoi non-amici che lo hanno spinto a questo gesto insano, con la loro emarginazione e con chissà quali vessazioni e soprusi?

O forse dovrei colpevolizzare proprio questo ragazzo, incapace da una parte di affrontare con coraggio e dignità, la verità su se stesso, arrendendosi alla disperazione? Colpevole proprio di essere gay, che come ci ricorda la santa Chiesa Cattolica <<benchè non sia in sè peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata>> (Cura pastorale delle persone omosessuali – Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica n. 3)? Dunque colpevole di essersi arreso ad una inclinazione oggettivamente disordinata! Colpevole di se stesso!

Ma se Chiese cristiane, quali la Chiesa Cattolica e le Chiese protestanti Pentecostali (per citarne due tra le più diffuse nel mondo) sono le prime a condannare non solo gli atti omosessuali, ma anche lo stesso essere omosessuale (con una distinzione, mi viene da dire piuttosto ridicola e arbitraria), allora  chi proclamerà il Vangelo della buona notizia, la potenza d’amore di Dio che ci libera dalla schiavitù del pregiudizio, della violenza e dell’indifferenza?

Oggi, si legge, la procura ha aperto su questo fatto un fascicolo per istigazione al suicidio. È un passo avanti contro il fatalismo di un tragico atto. Però mi chiedo: non dovremmo dire più chiaramente che non si tratta di suicidio, e che è ancora troppo poco classificare questo evento come istigazione al suicidio? Forse, non è neppure sufficiente dire che si tratta di omicidio.

Quello accaduto è un attacco terroristico, parte di una strategia guerresca non organizzata. No, non ci rendiamo conto che siamo in guerra. Una guerra terroristica, fatta di incappucciati che non combattono a viso scoperto. Talvolta la violenza è un pestaggio, talvolta è una lettera anonima, talvolta sono le continue risatine e prese di giro sul posto di lavoro, lo scherno dei cosiddetti amici che ti fanno sentire sempre e comunque inadeguato. La colpa non è una legge sbagliata o un vuoto legislativo. Forse non abbiamo bisogno prima di tutto di legalizzare il matrimonio gay, nè di inasprire le punizioni per omofobia. È ancora troppo comodo rimandare la colpa alle istituzioni che non intervengono e che non fanno leggi adeguate.

Invece io voglio dire che la colpa è tua, tua di te che leggi in questo momento, tua che non ti rendi conto della guerra in atto e che in questa guerra non c’è posto per la neutralità, tua perchè non fai niente affinchè si diffonda una nuova cultura e una nuova mentalità di accoglienza di quello che definiremmo “diverso”, tua che non fai niente per abbattere il muro del giudizio, del pre-giudizio e della solitudine.

Certo, le istituzioni, la legge devono fare la loro parte. Noi dobbiamo fare la nostra a cominciare dal linguaggio. Basta continuare a parlare di omosessualità! È riduttivo riassumere il complesso di emozioni, desideri e sentimenti di un essere umano alla visione sessuale. Sarebbe già qualcosa parlare di omo-affettività, con un accento maggiore su sentimenti di amicizia, sensibilità e amore. Ho conosciuto una infinità di persone omosessuali, so quanto siano capaci di amore, quanto siano sensibili, e quanto forte fosse la loro spiritualità. Mi hanno aiutato a capire meglio quel Gesù che voleva abbattere le divisioni di ogni tipo, tra religiosi e pagani, schiavi e liberi, uomini e donne… eteroaffettivi e omoaffettivi!

Non posso concludere senza un pensiero rivolto al babbo e alla mamma di questo ragazzo. Non chiudetevi nella colpa. Non avete colpa. Nessuna colpa. E neanche cercate la mano del terrorista. Anche lui è figlio di questa mentalità distruttiva. C’è una guerra in atto e se adesso non scendete in guerra a fianco di questo vostro figlio martire, che ha dato la vita per la pace, se non imbracciate le armi della lotta per una nuova visione dell’integrazione e della non-emarginazione, allora la vostra colpa sarà davvero di averlo lasciato solo, solo, solo. E la logica del terrorismo omofobico ancora una volta avrà vinto.

Giampaolo Pancetti

Un tassello per una strada di dialogo e di mutuo rispetto

Si apre sabato prossimo  a Roma il convegno su omosessualità e pentecostali
Sabato 12 novembre 2011, a partire dalle ore 9.30, avrà luogo presso la Chiesa metodista di Roma Via XX Settembre il convegno di studi “Omosessualità: in dialogo con la chiesa pentecostale” promosso dall’Associazione “Fiumi d’acqua viva – Evangelici su Fede e Omosessualità” in collaborazione con la Comunità metodista di Roma Via XX Settembre.
“Siamo davvero orgogliosi di poter presentare questa iniziativa – dichiara Claudio Cardone, Presidente dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva” – che è l’ultima di una lunga serie, tutte con l’obbiettivo di ampliare il dialogo nelle chiese sulla tematica dell’omosessualità. Fieri della qualità dei relatori e degli argomenti proposti per questo convegno, dobbiamo ringraziare il pastore Eric Noffke e la comunità metodista di Roma per la disponibilità e l’impegno con cui hanno collaborato. Siamo anche consapevoli che non tutte le realtà interessate a questa dialettica tra omosessualità e pentecostalismo hanno risposto nonostante le nostre richieste. Confidiamo che questo convegno possa essere un piccolo tassello in una strada di dialogo e di mutuo rispetto senza scomuniche né estremismi da entrambe le parti.”
Dopo i saluti della diacona Alessandra Trotta (Presidente Comitato Permanente OPCEMI – Opera della Chiesa metodista in Italia) e di Claudio Cardone (Presidente Ass. Fiumi d’acqua viva) sono previste le relazioni del past.Eric Noffke (Commissione per il dialogo tra Chiesa valdese e Chiesa Evangelica Assemblee di Dio – AD), del dott.Eliseo Tambone (Chiesa Evangelica Assemblee di Dio – AD), del dott. Andrea Panerini (Ass. Fiumi d’acqua viva), del prof. Daniele Garrone (ordinario di Antico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia) e del prof. Paolo Ricca(emerito di Storia della Chiesa alla Facoltà Valdese di Teologia). Alle ore 13, tra le due sessioni del convegno, vi sarà un lunch (è necessaria e auspicata la prenotazione alla segreteria del convegno).
Qui potete scaricare il pieghevole con il programma dell’iniziativa.

Il Dio che resuscita la Chiesa

Siamo molto grati al pastore Paolo Ricca per aver dato proprio a noi – in anteprima assoluta –  il testo della sua predicazione pronunciata nel culto della Riforma registrato il 31 ottobre che verrà trasmesso in Eurovisione Domenica 7 novembre. (red)

Paolo Ricca*

Egli mi disse: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, DIO: “Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita» (Ezechiele 37,11-14)

Cari fratelli e sorelle che da diverse comunità di Roma e del Lazio siete convenuti in questo tempio, e voi tutti, fratelli e sorelle di vari paesi del nostro continente che con noi siete collegati e raccolti in un vasto, invisibile tempio televisivo europeo, avete sicuramente notato il grande contrasto che c’è in questi versetti tra quello che dice il popolo d’Israele esiliato a Babilonia – questo popolo siamo noi – e quello che dice Dio per mezzo del suo profeta. Il popolo dice: «Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è perita, noi siamo perduti!» (v.11), cioè siamo morti, morti dentro anche se vivi fuori, vivi in apparenza, in realtà morti. Dio invece dice: «Io aprirò i vostri sepolcri, vi trarrò fuori dalle vostre tombe, e voi tornerete in vita!» (vv. 12-12). Due discorsi diametralmente opposti, Dio dice il contrario di quello che diciamo noi, Dio ci contraddice! E meno male che ci contraddice! Meno male che pensa e dice il contrario di quello che noi pensiamo e diciamo! Meno male che i pensieri di Dio non sono come i nostri pensieri e le sue vie non sono come le nostre vie! (Isaia 55,8) Dio contraddice il nostro sconforto, non ci permette di essere demoralizzati e di piangere su noi stessi. Che Dio ci contraddica è la nostra salvezza, è la luce nella nostra notte, la forza nella nostra debolezza. Aggrappiamoci dunque saldamente alla Parola che Dio ci rivolge: «Voi tornerete in vita!» Questa è la Parola che vale, che conta e che Dio vuole incidere oggi nei nostri cuori.

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