Claudio Cardone
Dopo aver conseguito la maturità classica, da alcuni anni collabora con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (UIC). E’ segretario di redazione de “Il libro volante”. Nato e cresciuto in ambiente cattolico romano, è diventato nel 2011 membro della Chiesa evangelica valdese. E’ stato dal 2010 al 2013 Presidente di “Fiumi d’acqua viva”.
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“Ecco, Io ti ho scolpita sui palmi palme delle mie mani” (Isaia 49, 16)
Cari amici dell’Associazione Fiumi d’acqua viva, mi chiamo Claudio, sono nato nell’82 e sono di Firenze. Vi scrivo per farvi conoscere la mia storia.
Se dovessi descrivermi mi dichiarerei un ragazzo normale, sia nell’aspetto fisico che nel carattere. Attualmente lavoro nell’assistenza alle persone disabili, in futuro proprio non so…
Due sono le cose per cui ringrazio il Signore e al tempo stesso, lo rimprovero: l’avermi creato gay e l’avermi fatto nascere proprio in quella famiglia; entrambe le cose sono al tempo stesso una benedizione ed una maledizione.
Perchè lo devo ringraziare per la mia famiglia? Perchè un componente di essa era non vedente e questo, oltre ad avermi portato al mio attuale impiego, mi ha allenato a vedere la normalità là dove gli altri vedevano la diversità: Per me era la cosa più naturale del mondo che mia madre non ci vedesse e al contempo, fosse lei a mandare avanti la casa, come farebbere qualsiasi casalinga (vabbè, con i dovuti accorgimenti, è chiaro). Ma la mia famiglia è anche un luogo di negatività, sopratutto dopo la morte di mia madre, avvenuta quando avevo all’incirca 20 anni: Da allora sono stato piuttosto abbandonato a me stesso, coabitando con parenti che, pur non volendo parlare della mia omosessualità, l’hanno intuita, e questo, come dire, rende tesi i nostri rapporti, anche per i nostri caratteri contrastanti.
E qui si arriva a parlare dell’omosessualità; avrai già capito che ciò è causa di tensione nell’ambiente familiare, ed in verità è l’unico ambiente della mia vita dove essa sia un problema: Sul lavoro, con gli amici, è una caratteristica come un’ altra.
Per me poi, il problema di essere omosessuale in sè non è mai esistito; semmai è esistito per gli altri. Non che fossi dichiarato a 15 anni, semplicemente nel periodo scolastico, evitavo che gli altri lo venissero a sapere, ma con me stesso conflitti non c’erano, avevo accettato, alle medie, il fatto che mi piacessero i ragazzi.
L’unico vero conflitto con la mia sessualità (perchè tale veniva definita, non esisteva, per coloro cui mi rivolgevo, il legame sessualità/affettività) l’ho avuto in relazione con la religione.
Anche se avevo accettato di essere omosessuale, durante l’adolescenza vivevo in maniera colpevole le mie pulsioni, anche se ero convinto della bontà dei sentimenti che nutrivo verso quei compagni di scuola di cui mi innamoravo. A venti anni ho avuto la mia prima (e per ora unica) relazione, durata 3 anni; incasinata, problematica, snervante spesso, ma mi ha portato ad un altro grado di maturazione e consapevolezza, anche religiosa: Ho iniziato a conoscere quelle persone che sono tuttora il nucleo della mia vita e sopratutto, il tramite attraverso il quuale sono riuscito a sentire la voce del Padre.
Questo percorso mi ha portato ad abbandonare la chiesa cattolica, e a trovare la mia casa all’interno della chiesa valdese della quale faccio parte, anche ufficialmente, dal 2011: partito dal particolare del fatto di essere omosessuale, la ricerca del volto del Padre mi ha portato ad una riconsiderazione radicale di tutta la mia vita e del modo di concepire il mio rapporto con Lui.
Ora sono convinto che l’affettività che Dio mi ha donato (e di cui la sessualità è l’espressione) sia veramente un mezzo attraverso cui il Padre ha voluto guidarmi a sè, anche se spesso è pesante pensare che, almeno in questa società, il mio cammino di coppia, se e quando essa mi verrà donata, sarà leggermente più complessa di quanto non lo sia per le coppie etero; ma ciò riguarda solo aspetti mondani e civili, al limite rapporti familiari, certo importanti, ma non riguardanti il nucleo della faccenda. E il nucleo di un rapporto di coppia, di un rapporto d’amore è lo stesso, al di là del sesso delle persone coinvolte.
Chiunque abbia amato essendo riamato sa di che cosa parlo.
Io so di essere amato dal Padre.