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Il Dio che resuscita la Chiesa
Siamo molto grati al pastore Paolo Ricca per aver dato proprio a noi – in anteprima assoluta – il testo della sua predicazione pronunciata nel culto della Riforma registrato il 31 ottobre che verrà trasmesso in Eurovisione Domenica 7 novembre. (red)
Paolo Ricca*
Egli mi disse: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, DIO: “Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il SIGNORE, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita» (Ezechiele 37,11-14)
Cari fratelli e sorelle che da diverse comunità di Roma e del Lazio siete convenuti in questo tempio, e voi tutti, fratelli e sorelle di vari paesi del nostro continente che con noi siete collegati e raccolti in un vasto, invisibile tempio televisivo europeo, avete sicuramente notato il grande contrasto che c’è in questi versetti tra quello che dice il popolo d’Israele esiliato a Babilonia – questo popolo siamo noi – e quello che dice Dio per mezzo del suo profeta. Il popolo dice: «Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è perita, noi siamo perduti!» (v.11), cioè siamo morti, morti dentro anche se vivi fuori, vivi in apparenza, in realtà morti. Dio invece dice: «Io aprirò i vostri sepolcri, vi trarrò fuori dalle vostre tombe, e voi tornerete in vita!» (vv. 12-12). Due discorsi diametralmente opposti, Dio dice il contrario di quello che diciamo noi, Dio ci contraddice! E meno male che ci contraddice! Meno male che pensa e dice il contrario di quello che noi pensiamo e diciamo! Meno male che i pensieri di Dio non sono come i nostri pensieri e le sue vie non sono come le nostre vie! (Isaia 55,8) Dio contraddice il nostro sconforto, non ci permette di essere demoralizzati e di piangere su noi stessi. Che Dio ci contraddica è la nostra salvezza, è la luce nella nostra notte, la forza nella nostra debolezza. Aggrappiamoci dunque saldamente alla Parola che Dio ci rivolge: «Voi tornerete in vita!» Questa è la Parola che vale, che conta e che Dio vuole incidere oggi nei nostri cuori.
Non bastano le buone intenzioni quando si proibisce l’uso del preservativo
Panerini: per una sessualità libera e responsabile
Il vescovo di Roma, Benedetto XVI, ha affermato ieri (29 novembre), in vista del primo dicembre – giornata mondiale della lotta all’Aids – che “la chiesa (cattolica romana) non cessa di prodigarsi per combattere la malattia, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato” e ha invitato tutti ad aiutare in questa opera.
“Non basta chiedere aiuto nei confronti di una azione e solidarietà generica contro l’Aids come fa il vescovo di Roma, papa Benedetto XVI – commenta il Presidente dell’associazione evangelica su fede ed omosessualità “Fiumi d’acqua viva” Andrea Panerini – La chiesa cattolica romana è responsabile, e non lo diciamo per far facile polemica, dell’aver fatto passare l’idea che l’uso del preservativo per la prevenzione del terribile flagello sia inutile a livello scientifico e inaccettabile dal punto di vista della morale. Premesso che è sempre più urgente, in tutti i paesi, una educazione per una sessualità responsabile secondo il principio della libertà del cristiano nella sua responsabilità nei confronti di Dio, le posizioni della chiesa cattolica romana sull’uso del preservativo non hanno nessun fondamento scientifico e sono in contraddizione profonda con la morale e la teologia cristiana. Far usare e promuovere l’utilizzo dei preservativi nei confronti di popolazioni o singoli individui in situazioni di promiscuità e rischio, senza alcun facile giudizio, è un atto di amore cristiano che travalica qualunque tipo di moralismo. I malati di Aids sono i lebbrosi del XXI secolo – conclude Panerini – Gesù ci chiama ad un amore incondizionato verso di loro, come verso i fratelli e le sorelle che sono sani: non basta l’encomiabile volontariato di alcuni religiosi cattolici per cancellare le pesanti responsabilità nella mancata prevenzione”.