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Immigrati a immagine di Dio? Un percorso d’amore reciproco

Venerdì 24 gennaio 2014 alle ore 21:00 presso il Centro comunitario valdese di Via Manzoni, 21 a Firenze (pressi piazza Beccaria) avrà luogo il quarto appuntamento del ciclo di incontri dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva – Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato“. Il tema della serata sarà: Immigrati a immagine di Dio? Un percorso d’amore reciproco. Non nascondiamoci: l’approccio con culture diverse dalla nostra è difficile e complesso! Noi cristiani, al di là delle ipocrisie, come ci comportiamo? Come ci dovremmo comportare?

Relatori della serata saranno la Presidente Marta Torcini ed Elisa Cesan, dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva”, membro del Concistoro valdese di Firenze e operatrice nella Diaconia valdese fiorentina.

Per info: fiumidacquaviva@gmail.com – 3293276430 (Marta)

Per scaricare il volantino dell’iniziativa clicca qui

Il 16 maggio a Firenze si prega per le vittime dell’omofobia

In questi giorni, a Firenze e in altre  città italiane e spagnole, alcuni gruppi di cristiani omosessuali si raccoglieranno in preghiera in vari luoghi di culto per dare vita ad una veglia di preghiera in ricordo delle vittime dell’omofobia. L’occasione è offerta dalla Giornata internazionale contro l’omofobia che si celebra il 17 Maggio.
Le Veglie sono promosse da diverse comunità religiose delle varie confessioni cristiane, che hanno collaborato alla loro realizzazione.
A Firenze l’iniziativa è organizzata dalla nostra associazione “Fiumi d’acqua viva – Evangelici su Fede e Omosessualità” e dal Gruppo Kairòs – omosessuali cattolici di Firenze, oltre che da altri soggetti (chiesa battista, chiesa valdese, vetero-cattolici, Ireos, Pax Christi…) e avrà luogo nella Chiesa cattolica romana della Madonna della Tosse di Firenze (Largo Zoli 1, presso il Parterre) la sera di mercoledì 16 maggio 2012 alle ore 21.

Intervista a don Franco Barbero

a cura di Andrea Panerini

Franco Barbero, presbitero cattolico dimesso allo stato laicale dall’allora cardinale Ratzinger, è uno dei “preti contro” più noti d’Italia. Il 17 e il 18 aprile 2010 prenderà parte al convegno-ritiro “Dove andrai tu, andrò anch’io – Omoaffettività e benedizioni di coppie dello stesso sesso” organizzato dall’Associazione “Fiumi d’acqua viva – Evangelici su Fede e Omosessualità”. Lo abbiamo intervistato cercando di tirare fuori, pur nella ovvia brevità, alcune angolature personali inconsuete di questo teologo italiano.

Seguendo quale percorso è arrivato a fare il prete cattolico? Cosa è nato dentro di lei per arrivare a questa missione?
Premetto che le mie risposte saranno molto riassuntive per il poco tempo di cui dispongo. Per quale strada arrivai a fare il prete cattolico è in qualche modo non del tutto chiaro neanche a me. Certo, influì il fatto d’aver incontrato nei primi anni alcuni preti molto positivi, entusiasti ed affettuosi. Debbo molto alla mia famiglia che era numerosa e piuttosto misera, non solo povera. Fu la mia mamma che mi parlò di Gesù come amico dei poveri, come buon pastore ad accendermi nel cuore il desiderio di fare come il buon pastore? Può darsi. Ma mi sembra di essere nato con l’idea di farmi prete! Tanto che a 7 anni già radunavo i bimbi e le bimbe della mia via a Pinerolo per “dire messa” e volevo ogni mattina “fare il chierichetto” prima di andare a scuola. Prete per me allora voleva dire “Gesù e i poveri”. Nell’adolescenza e nel lungo periodo di permanenza in sanatorio, curato da uno straordinario medico valdese, la mia “vocazione” si approfondì e già in sanatorio fondai un gruppo biblico settimanale… Eppure non so spiegarmi come sia maturata in me questa scelta. Allora credevo, da ragazzo, che la chiesa cattolica fosse l’unica vera chiesa e che fuori…tutto fosse tenebra o eresia.

Che cosa significa per lei il suo ministero? Si sente ancora parte della Chiesa universale?
Il mio ministero significa cura pastorale, accompagnamento delle persone verso una fede personale adulta, ascolto delle persone, soprattutto molto impegno per l’animazione biblica nella mia comunità e in tanti altri luoghi e comunità. Dio mi ha regalato tante “cattive compagnie” che sono state le voci che mi hanno molto aiutato nella mia conversione al Vangelo: eretici, separati, divorziati, scomunicati, spretati, donne, femministe, gay, lesbiche, transessuali, credenti del dissenso, molti preti “disagiati”, tossicodipendenti, pedofili… Nella vita non mi sono annoiato, né mi sono potuto permettere di portare nelle relazioni quotidiane le risposte prefabbricate del catechismo cattolico. Debbo molto a queste persone che continuo ad incontrare ogni giorno. L’ascolto delle persone e il ministero della Parola di Dio restano il cuore del mio essere prete-pastore. Sono un pastore felice. Mi sento parte della chiesa universale più che mai. La dimensione ecumenica mi è penetrata nelle ossa. Sto nella chiesa cattolica come parte del popolo di Dio con una visione teologica che non ha nulla in comune con la gerarchia cattolica ufficiale. Per me la chiesa si invera là dove si accoglie la presenza amorosa ed interpellante di Dio e dove si tenta di vivere la sequela di Gesù. Senza “questa” chiesa universale, da viversi nel particolare e nel quotidiano, non riuscirei a fidarmi di Dio e mi mancherebbe il confronto di idee e di prassi che mi sembrano ossigeno essenziale per la vita di fede.
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