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Domenica 18 maggio culto per le vittime dell’omofobia organizzato da “Fiumi d’acqua viva”

Domenica 18 maggio alle ore 10.30 presso la Chiesa evangelica valdese di Firenze (Via Micheli, angolo Via Lamarmora) avrà luogo il culto per le vittime dell’omofobia e della transofobia. L’evento è organizzato, per il quarto anno di seguito, dall’Associazione cristiana “Fiumi d’acqua viva – Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato” e vedrà l’adesioni di credenti di quasi tutte le confessioni cristiani del capoluogo toscano. Il versetto biblico scelto per questo anno e suggerito dal teologo ed ecumenista valdese Paolo Ricca è: «Perciò accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti per la gloria di Dio» (Romani 15,7).
“Per il quarto anno di seguito siamo fieri di organizzare questa iniziativa – dichiara Marta Torcini, Presidente di “Fiumi d’acqua viva” – che, lo ricordiamo, nasce in ambito protestante nel 2007 e che ora, sotto varie forme, coinvolge numerosi gruppi, associazioni e chiese in varie parti del mondo. Il tema di quest’anno riguarda l’accoglienza reciproca che ci è comandato di fare in quanto figli e figlie di Dio al di là di qualsiasi caratteristica personale. Purtroppo possiamo vedere quanto questo sia disatteso in un paese così diviso ed egoista come l’Italia in cui l’omofobia, il razzismo, il classismo, il sessismo e lo specismo sono ben lungi dall’essere non solo sconfitti ma anche solo affrontati con serietà.»
Per informazioni ed adesioni: www.fiumidacquaviva.orgfiumidacquaviva@gmail.com – 329.3276430 (Marta)

«Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia»: sermone del culto del 12 maggio

Predicazione tenuta il 12 maggio 2013 nella Chiesa valdese di Firenze in occasione del culto per le vittime dell’omofobia

Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione. Facendo l’indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni. Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza». Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed egli uscì in quell’istante. I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità; e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare». La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente. Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi.
Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano. A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell’istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono. Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti qui». Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?» Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia». Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua. Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio. Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli uomini».

Atti 16,16-35

Cari fratelli e care sorelle,
«Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza» urla a pieni polmoni la schiava indemoniata. La salvezza, cioè la vera libertà. Ma che cos’è la libertà? Lo sappiamo veramente oggi noi? Lo sapevamo venti secoli fa a Filippi?
Paolo e Sila stavano andando al luogo di preghiera quando vennero avvicinati, appunto, da questa giovane schiava. La ragazza poteva predire il futuro, perciò guadagnava molto denaro per i suoi padroni e costoro la affittavano perché leggesse la palma delle mani e per il divertimento delle riunioni d’affari e di “feste raffinate”, come si dice oggi. Era posseduta da un demonio, mentalmente instabile diremmo noi. Paolo ne ha abbastanza, giorno dopo giorno, dei vaneggiamenti della giovane donna, è infastidito, probabilmente ne ha anche compassione, e nel nome del Cristo la guarisce. Grazie a Dio, finalmente è libera! Invece no, non è libera. E’ una schiava, qualcuno che non è una persona, ma un pezzo di una proprietà, una “cosa”. I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità. La camera di commercio di Filippi, colonia di diritto romano, si è messa in movimento per concorrenza sleale e per illecite interferenze. Anche Gesù aveva guarito un uomo mentalmente disturbato, ve lo ricorderete, trasferendo i demoni dentro alcuni maiali e per questo gesto di carità fu prontamente scacciato dalla città dai locali membri della corporazione di allevatori (Mc. 5,17).
Qui si tratta di una giovane donna, incatenata per tutta la vita all’inferno della possessione demoniaca: adesso è libera e dovrebbero esserci dei festeggiamenti, un giubilo, degli applausi. Invece no, i suoi padroni, schiavi della loro avidità, non sono abbastanza liberi per farlo: qui, in un qualche modo, la religione si è mescolata con l’economia e i proprietari della ragazza fanno ciò che che gli interessi acquisiti fanno sempre quando i guadagni sono minacciati. Dicono al giudice: non siamo contrari a un po’ di religione, per carità, finché questa rimane al suo posto. E aggiungono: questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare. No, non c’è il coraggio di venire allo scoperto dicendo che Paolo e Sila devono andare in prigione perché hanno causato un danno monetario: dicono che il loro paese è minacciato, la loro cultura è insidiata. Questi missionari sono stranieri: compra solo prodotti nazionali! Addosso all’immigrato!
Inoltre, questi stranieri sono ebrei. Sappiamo tutti come sono, no? Materialisti, attaccati al denaro, se hanno guarito la schiava avranno avuto il loro tornaconto. Se il nazionalismo e l’antisemitismo e l’omofobia e il terrore del diverso non ottengono i risultati sperati, si lancia un appello a favore della religione dei bei vecchi tempi andati dicendo: predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare. Nazione, razza, tradizione, tutte ben allineate a difesa del portafoglio e della propria tranquillità, dell’immobilismo sociale, economico, spirituale.
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Il 10 maggio a Firenze serata contro la violenza

La violenza è stato il tema dell’incontro del 10 maggio organizzato dalla nostra associazione, in collaborazione con la Chiesa Anglicana di rito vetero cattolico e la Chiesa Valdese di Firenze, in occasione della settimana contro la violenza omofoba. La scelta di affrontare anche altri tipi di violenza è nata dalla considerazione che la violenza non è diversa se rivolta contro le persone GLBT piuttosto che contro le donne, contro i bambini piuttosto che di chi è di fede diversa. La sua origine essenziale è infatti sempre la stessa: il disconoscimento del valore degli altri.  Violenza sulle donne, sui bambini, sulle persone GLBT e sulle persone di diversa fede religiosa sono stati perciò i quattro temi affrontati. I dati emersi dalle relazioni (pubblicate in questo sito) sono agghiaccianti: la violenza sui più deboli e/o sui diversi è in aumento, soprattutto in questo periodo di crisi economica che si è innestata su una società già impoverita dall’assenza di valori, punti di riferimento, prospettive. Un vuoto all’interno del quale, come è stato sottolineato, la Parola di Cristo può trovare nuovo ascolto, a condizione che le Chiese sappiano capire le esigenze del mondo contemporaneo e inserirsi nelle sue contraddizioni non con volontà di proselitismo ma con spirito di servizio. Servizio che deve essere aiuto alle persone, sostegno spirituale e materiale, solidarietà e giustizia per le vittime della violenza. E’ necessario che le Chiese si impegnino per educare al rispetto, all’accoglienza, all’accettazione e infine alla comprensione che la diversità è ricchezza, la debolezza forza, e che il Signore ama tutte le sue creature e che quindi noi, anche se non riusciamo ad amarle come fa Lui, abbiamo il dovere almeno di rispettarle. L’evento è stato ospitato dalla Chiesa episcopale americana di Firenze, introdotta da una preghiera di Mark Dunnam, rettore di questa chiesa e conclusa da una orazione al Signore del fratello David Buttitta.

RELAZIONI (in aggiornamento)

Per leggere l’introduzione del Presidente Claudio Cardone clicca qui.

Per leggere la relazione di Marta Torcini sulla violenza contro le donne clicca qui.

Due eventi il 10 e il 12 maggio per la settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia

In occasione della settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia, l’Associazione “Fiumi d’acqua viva” (Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato), la Chiesa evangelica valdese di Firenze, la Chiesa episcopale americana di Firenze e la Chiesa anglicana di rito vetero-cattolico “S. Vincenzo di Lerins” di Firenze organizzano dal 10 al 12 maggio prossimo due eventi ecumenici per parlare dell’omofobia e della violenza nella nostra società.
Venerdì 10 maggio alle ore 20,30 presso la Chiesa episcopale americana di Firenze (Via Rucellai, 13 – pressi Stazione Santa Maria Novella) avrà luogo l’incontro su “Violenza e diversità“. Introdurrà la serata Claudio Cardone, presidente dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva” mentre terranno delle relazioni Elisa Cesan della Chiesa evangelica valdese sulla violenza omofoba, Giampaolo Pancetti della Chiesa anglicana di rito vetero-cattolico “S. Vincenzo di Lerins” sulla violenza contro i credenti di altre fedi, la diacona Paola Reggiani della Diaconia valdese fiorentina sulla violenza contro i bambini e Marta Torcini dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva” sulla violenza contro le donne. La serata avrà un momento iniziale di preghiera condotto da Mark Dunnam della Chiesa episcopale americana e uno conclusivo a cura di David Buttitta, della Chiesa evangelica valdese. Al termine della serata avrà luogo un piccolo rinfresco offerto dall’Associazione “Fiumi d’acqua viva”
Domenica 12 maggio alle ore 10,30 presso la Chiesa evangelica valdese di Firenze (Via Micheli angolo Via Lamarmora – pressi Piazza S. Marco) si terrà invece l’annuale culto per le vittime dell’omofobia con liturgia e predicazione a cura di Andrea Panerini, ex presidente di “Fiumi d’acqua viva” e studente in teologia in vista del ministero pastorale nella chiesa valdese. Vi saranno interventi e preghiere di membri dell’Associazione “Fiumi d’acqua viva” e della Chiesa anglicana di rito vetero-cattolico “S. Vincenzo di Lerins”.

Info:
fiumidacquaviva@gmail.comhttp://www.fiumidacquaviva.org
3293276430 (Marta) – 3487453594 (Claudio)

Il 30 marzo iniziativa sulla Famiglia a Firenze

Possano gli scritti e il ricordo di Giorgio Girardet essere di stimolo per le nuove generazioni di credenti

Proprio all’indomani dell’apertura del Sinodo Valdo – Metodista di quest’anno è giunta la notizia del trapasso del Past. Giorgio Girardet, Professore emerito alla Facoltà Valdese di Teologia, una delle maggiori voci del Protestantesimo Italiano della seconda metà del Novecento.
Innovatore in molti campi, ha saputo inaugurare nuovi “stili” di evangelizzazione attraverso i media (radio, televisione ed internet in primis). Anche le sue posizione nel campo dell’etica, in particolare riguardo alle questioni riguardanti l’omoaffettività, hanno precorso i tempi.
Molti di noi hanno potuto apprezzare le qualità del Pastore Girardet tramite i suoi scritti e questi sono stati in alcuni casi determinanti nelle scelte di vita di alcuni di noi, aiutandoci a discernere meglio, per quanto umanamente possibile, il progetto del Signore su di noi.
Personalmente ho trovato determinate la lettura di “Appunti di Teologia Pastorale”, libro che mi ha dato una nuova prospettiva nel rapportarmi agli altri sopratutto nei momenti in gui il mio prossimo viene da me chiedendomi sostegno e vicinanza.
A nome dell’associazione “Fiumi d’acqua viva – Evangelici su fede ed omosessualità”, esprimo tutto il cordoglio e la tristezza umana che questa perdita ci lascia. Ma, come ha ben intuito l’Assemblea Sinodale di Torre Pellice, “Cristo è risorto” e ciò ci dà la certezza che l’evento che adesso ci rattrista non sia in realtà che il coronamento di una vita ben spesa al servizio dell’Evangelo.

Possano gli scritti e il ricordo di Giorgio Girardet essere di stimolo per le nuove generazioni di credenti.

Claudio Cardone
Presidente di “Fiumi d’Acqua viva”

La decisione del Sinodo della Chiesa Valdese sulla benedizione delle coppie omosessuali: in sé già una benedizione, ma “perfettibile”

Dichiarazione della Segreteria dell’Associazione “Fiumi d’Acqua Viva – Evangelici su Fede e Omosessualità”

Ad un anno dalla decisione del Sinodo valdese che autorizza la benedizione delle coppie omosessuali ove vi sia il consenso della comunità e che invita le comunità ad una approfondita riflessione sulla questione della benedizione delle coppie omosessuali, e alla luce di quanto discusso e avvenuto nelle chiese nel corso dell’anno, riteniamo opportuno condividere una riflessione sull’argomento. In questo periodo si è poi verificato un evento importante: la decisione del Sinodo luterano di ammettere alla benedizione le coppie omosessuali. Quest’ultima decisione appare essere il risultato di un percorso di riflessione fondato sulle scritture e condiviso con le comunità, durato alcuni anni. Il risultato è pregevole, di grande apertura senza confusioni fra concetto di matrimonio e rapporto di coppia “altro”.
Il dibattito che ormai da molti anni si svolge all’interno della Chiesa Valdese e il confronto e il dialogo che si è da tempo instaurato fra la Chiesa stessa e le realtà ad essa vicine sull’argomento, hanno portato nel 2010 all’adozione da parte del Sinodo di una mozione che, confermando le grandi aperture già emerse, invita formalmente tutte le comunità ad una riflessione sul tema più approfondita, più organica, orientata al superamento delle divergenze e resistenze emerse nel corso degli anni, e che appaiono essere più di carattere culturale che teologico.
Possiamo quindi ritenere la decisione del Sinodo di per sé già una benedizione, che siamo certi produrrà frutti positivi.
Saranno comunque frutti che non porteranno alcuna confusione fra il concetto di matrimonio e quello di benedizione della coppia. Ci pare infatti giusto ricordare a questo punto che la Chiesa Valdese non considera il matrimonio come un sacramento, ma “solo” come un serio impegno di due persone legate da vincoli affettivi e da un progetto di vita comune.
Nessuna discriminazione quindi è ipotizzabile rispetto alle coppie eterosessuali: la Chiesa Valdese ammette infatti alla benedizione anche le coppie etero dopo la formalizzazione del loro rapporto in sede civile. In questo senso possiamo considerare la decisione sinodale del 2010 in qualche modo profetica perché pone anche lo Stato di fronte alle proprie responsabilità davanti alle esigenze più profonde delle persone. Proprio per questo pare però opportuno ribadire che, essendo la benedizione un atto sovrano di Dio nei nostri confronti, esso non può in alcun modo essere usato, magari inconsciamente, come momento di rivendicazione politica o sociale.
Un altro punto ci sembra opportuno chiarire. La benedizione, come ogni altro atto di provenienza divina, non è neanche mediato né amministrato dalla Chiesa o dal ministro: quello che avviene è invece l’invocazione della benedizione divina sulla coppia, rivolta al Signore da tutta la comunità, mentre per la coppia la cerimonia è il momento in cui bene-dice (cioè rende lode) a Dio per il dono dell’amore, che è esso stesso fonte di benedizione. Ricordiamo infine che questa decisione è arrivata in un momento in cui molte comunità non erano ancora pronte ad accoglierla, almeno nella parte che autorizza le benedizioni. Riteniamo quindi di grande importanza l’invito alle comunità a riflettere sull’argomento e auspichiamo che esso non venga trascurato. Per parte nostra ci impegniamo, per quanto è nelle nostre possibilità, a stimolare questa riflessione e discussione, con la speranza che conduca quanto prima ad una decisione condivisa anche sotto il profilo teologico.

La Segreteria dell’Associazione “Fiumi d’Acqua Viva – Evangelici su Fede e Omosessualità”

Coesistenza nel rispetto reciproco: cristiani a confronto sull’omosessualità

Conversazione di Andrea Panerini con Paolo Ricca

Paolo Ricca (Torre Pellice, 1936) è uno dei massimi teologi italiani. Ha insegnato dal 1976 al 2002 Storia della Chiesa alla Facoltà valdese di teologia. Consacrato pastore della Chiesa valdese nel 1962, ha esercitato il ministero pastorale nella Chiesa valdese di Forano (1962-66) e di Torino (1966-76). Per conto dell’Alleanza riformata mondiale ha seguito il Concilio Vaticano II come giornalista accreditato, redigendone un commento teologico diffuso in diverse lingue. Insegna tuttora, come professore ospite, presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È stato per 15 anni membro della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra. Ha lavorato in diversi organismi ecumenici. In Italia collabora regolarmente al lavoro Segretariato Attività Ecumeniche (SAE). È stato per due mandati presidente della Società Biblica in Italia. Nel febbraio del 1999 ha ricevuto un dottorato honoris causa in teologia dall’Università di Heidelberg e nel 2008 il «Predigtpreis – Kategorie Lebenswerk» del Verlag für die Deutsche Wirtschaft AG. Dirige, per la casa editrice Claudiana di Torino la collana «Lutero. Opere scelte».

Panerini: In quale occasione ha avuto modo di incontrare per la prima volta – durante il suo ministero pastorale – una persona omosessuale?
Ricca: Se ricordo bene tutto, l’incontro che più mi ha impressionato e mi ha obbligato a prendere coscienza della realtà omosessuale è quello con una persona che negava di essere gay, che non voleva essere omosessuale. Per questo motivo si era sposato, aveva avuto cinque figli, fedele – a suo dire – a sua moglie, ma giunto in una età più matura della sua vita personale non poté fare a meno di prendere visione di questa sua identità omosessuale, una disposizione che egli aveva sempre negato ma che alla fine ha prevalso e non poteva più essere rimossa.  Mi chiese, ricordo, che cosa avrebbe dovuto fare, se dichiararsi alla famiglia e abbandonarla fisicamente, uscire dall’equivoco oggettivo che egli stesso aveva creato per essere se stesso, oppure se lo consigliavo di continuare a fingere di essere quello che non era.

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E’ stato sbagliato non rispondere all’Appello al Sinodo: la Chiesa valdese nel suo percorso di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso

Estratto di una lettera a Riforma del 1° ottobre 2010, risponde il teologo Paolo Ricca

(…) Non conosco né il greco né l’ebraico, né ho passato lunghi anni sui libri di teologia. Mi avete presentato, un giorno, un Evangelo spiegato ai semplici, agli illetterati, che hanno risposto positivamente.
Voi, pastori, avete avuto accesso a informazioni e a testi più complicati e ora ve ne servite per giustificare comportamenti che ai miei tempi erano aberrazioni. Ho, il triste sentimento che oggi si cerca nell’Evangelo non il modo di comportarsi, ma la giustificazione del proprio operato.
Non vorrei essere frainteso, ma vi chiedo umilmente di meditare questa frase: voglia il Signore che non vi troviate nella situazione di scandalizzare il fratello semplice, che semplicemente, ma con tutto il cuore, ha creduto nell’Iddio che gli avete presentato tanti anni or sono.

Samuele Sieve (Ginevra)

Questa bella lettera non è stata indirizzata a questa rubrica, ma al nostro settimanale. (Riforma, ndr) Siccome sono anch’io un pastore, mi sento interpellato e, d’accordo con il direttore del giornale, la pubblico qui, e cerco di rispondere, beninteso non a nome dei pastori, ma, come sempre, a titolo personale.
«Una bella lettera», dicevo. Bella moralmente e spiritualmente. Moralmente per il suo tono pacato e sereno, senza risentimenti, accuse e sospetti malevoli – un tono amichevole e fraterno, che sempre dovrebbe caratterizzare i rapporti tra membri di chiesa, ma che purtroppo oggi è spesso assente.

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Essere e rimanere chiesa insieme

Editoriale della pastora Anne Zell tratto da Riforma del 24 settembre 2010

A farci cambiare punto di vista, a trasformarci spesso non sono degli argomenti più o meno convincenti, ma l’incontro con la vita e la fede altrui, l’ascolto e la condivisione di storie vissute.
Almeno a me questo è successo in tanti anni di lavoro pastorale a Milano, e poi a Brescia.
Non l’avevo scelto io allora, l’impegno pastorale nella grande città, crocevia di tante culture, di tante persone così diverse, ma l’ho accettato come sfida – come non ho scelto io il compito di «pastora di riferimento» per sempre più persone omosessuali, uomini e donne in ricerca di fede.

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“Ringraziamo il Signore per la decisione del Sinodo valdese”

Cardone: l’approvazione delle benedizioni delle coppie dello stesso sesso una sfida positiva per la società italiana

Giovedì 26 agosto, nella sua sessione serale, il Sinodo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi (Chiesa evangelica valdese) ha approvato a grande maggioranza (105 favorevoli, 9 contrari, 29 astenuti) un’atto che autorizza le comunità locali a procedere con le benedizioni di coppie dello stesso sesso qualora abbiano “raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”.
“E’ con grande gioia che abbiamo appreso della decisione del Sinodo della Chiesa Valdo- Metodista di permettere ufficialmene le benedizioni delle coppie di persone dello stesso sesso – afferma il Presidente dell’Associazione Fiumi d’acqua viva Evangelici su Fede e Omosessualità Claudio Cardone – Questo evento è stato lungamente atteso da tante persone, omosessuali ed eterosessuali, evangelici e non. In un contesto – come quello italiano – dove la religione sembra (almeno in apparenza) abbia un peso preponderante in molti aspetti della vita, questo atto può essere di stimolo per la società civile, affinchè vi sia una sempre più ampia e consapevole convergenza sul concetto che l’amore tra due persone è sempre una benedizione per tutta la società. Certo, questo documento, basta leggerlo, non esprime l’unanimità di pensiero nella Chiesa, ed invita perciò le singole comunità a continuare nell’approfondimento di queste tematiche, nella prospettiva, auspichiamo, di una sempre maggiore condivisione dell’atteggiamento inclusivo verso le persone omosessuali, che già si può ritrovare in alcune chiese locali. All’approvazione di questo atto del Sinodo – continua Cardone – si è giunti attraverso tensioni (anche a mezzo stampa) tra favorevoli e contrari, tensioni non sempre all’altezza dell’importanza del tema trattato e della sede in cui si discuteva, la massima autorità di una chiesa presbiteriana, cioè il suo Sinodo. Attestiamo la fondamentale correttezza della dialettica e della discussione anche se ad atteggiamenti di aggressione verbale da parte di alcuni contrari si sono contrapposte provocazioni di alcuni che pur si dichiaravano favorevoli e che noi non approviamo di certo. Ci auguriamo che l’invito ad approfondire il dibattito serva anche a stemperare le tensioni che si sono prodotte e a lavorare per il bene delle chiese. Questa votazione, riteniamo, deve essere una sollecitazione forte per quelle realtà, come la nostra Associazione, nell’impegno per una rinnovata testimonianza dell’Evangelo e del fatto che esso sia luce anche nei confronti delle persone e delle realtà “diverse”: in particolare, riteniamo che sia nostro preciso dovere impegnarci a portare il dibattito laddove vi siano ostilità e diffidenza; diversamente il nostro agire avrebbe poco senso. Desideriamo ringraziare – conclude il Presidente di Fiumi d’acqua viva – tutti coloro che, in questo Sinodo e negli anni precedenti, hanno reso possibile, con il loro impegno e la loro testimonianza, questo risultato; in particolare indirizziamo il nostro ringraziamento alla Moderatora della Tavola Valdese, la pastora Maria Bonafede, al Presidente del Sinodo Marco Bouchard, al nostro ex Presidente Andrea Panerini che anche quest’anno ha collaborato con la presidenza sinodale in qualità di verbalista, alla pastora Alison Walker, a tutti/e i pastori/e e deputati/e che hanno votato a favore di questo importante atto e si sono impegnati a progredire sempre nell’amore di Dio, a tutti coloro che hanno organizzato e collaborato con il Sinodo di quest’anno.”
“Questo documento del Sinodo contiene un invito chiaro alle chiese locali a meditare su questo argomento – chiosa Marta Torcini, Segretaria dell’Associazione – ed in particolare sollecita coloro che hanno responsabilità pastorali ad impegnarsi nel collaborare costruttivamente con le realtà che già si occupano della tematica in uno spirito di mutua comprensione, affinchè le persone non percepiscano più l’essere omosessuali come un problema, ma semplicemente come un altro modo di essere figli e figlie di Dio. Auspichiamo che questa collaborazione non venga mai meno e porti abbondante frutto.”
La Segreteria dell’Associazione Fiumi d’acqua viva – Evangelici su Fede e Omosessualità desidera lodare ancora il Signore per questa notizia che ci riempie di gioia, certi che sia Lui la fonte prima di ogni gioia e benedizione.

Il Sinodo valdese e metodista ha approvato la benedizione delle coppie omosessuali

Vi diamo in anteprima il testo della mozione approvata, oggi giovedì 26 agosto, nella seduta notturno del Sinodo valdese e metodista (105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti). A seguire arriveranno le dichiarazioni dei dirigenti della nostra associazione e di esponenti delle chiese. (red)

Il Sinodo,

riconoscendo le differenze nel percorso di integrazione e riconoscimento delle persone omosessuali nelle chiese locali, ed invitando in ogni caso al rispetto delle diverse sensibilità dei membri di chiesa, nella preghiera e nella prospettiva delle diversità riconciliate in Cristo,

grato ai numerosi e vari gruppi di lavoro, studio ed approfondimento sull’argomento che da anni operano fornendo materiale di studio alle chiese,

consapevole del fatto che la benedizione, nel contesto esclusivamente liturgico e pastorale delle nostre chiese, testimonia un riconoscimento ed una condivisione annunciata e proclamata della Grazia di Dio rivolta ad ogni creatura umana,

riaffermando quanto detto da diversi documenti precedenti, con particolare riferimento agli atti 30/SI/07, P/AS/07, 43/SI/08,

esprime con forza la sua convinzione che le parole e la prassi di Gesù, così come esse ci sono testimoniate negli Evangeli, non possono che chiamarci all’accoglienza di ogni esperienza e di ogni scelta improntate all’amore quale dono di Dio, liberamente e consapevolmente vissuto e scelto.

Il Sinodo invita pertanto le chiese:

– ad affrontare ed approfondire la riflessione sulla realtà omosessuale ed omoaffettiva all’interno delle chiese stesse e della società, avvalendosi del supporto del materiale prodotto nel corso degli anni da numerosi gruppi di lavoro sul tema e del servizio della rinnovata commissione “Fede e Omosessualità”;

– nella prospettiva dell’atto P Assemblea/Sinodo 2007, ad intraprendere o approfondire la riflessione sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso, nel contesto dell’animazione teologica “Moltiplicare Benedizioni” proposta dalla commissione di cui sopra.

Chiede di conseguenza alle chiese che,
ove sorelle e fratelli membri della nostra Chiesa o appartenenti ad una Chiesa evangelica richiedano la benedizione di una unione omosessuale si proceda nel cammino di condivisione e testimonianza e, laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni, essa si senta libera di prendere le decisioni conseguenti, rimanendo in costruttivo contatto con gli appositi organismi.

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